mercoledì 28 aprile 2010

Campania a rischio tsunami. In Sicilia: Etna, Stromboli e Vulcano...

Da Unis@und (la WEB radio) che trasmette lo speciale "Campania a rischio tsunami". Un maremoto nel Mediterraneo non è una novità ma l'urbanizzazione selvaggia delle coste e la frequentazione estiva dei litorali a sud di Napoli "renderebbe notevolmente più grave l'impatto di eventi simili a quelli storici" e trasformerebbero un eventuale maremoto in una onda assassina. Chi dobbiamo temere? A 150 chilometri dalle coste campane e a poco più di 450 metri dalla superficie marina, svetta il Marsili, il più grande vulcano d'Europa. Dal fondale si alza per tremila metri, ha una struttura imponente con i suoi 70 chilometri di lunghezza e 30 di larghezza. Un mostro che fa paura e tiene in apprensione studiosi e abitanti della costa. Ma nel Tirreno c'è una vera e propria cintura di fuoco. Oltre al Marsili vi sono il Valinov ed il Palinuro che dista 150 chilometri dal golfo partenopeo e 83 dalla costa calabra di Diamante, in direzione nord-est rispetto al Marsili. Il loro risveglio potrebbe essere drammatico per i paesi costieri della Calabria, della Campania e della Basilicata.

Ecco perché è necessario non abbassare la guardia e tenere sotto continuo monitoraggio la cintura tirrenica. L'articolo pubblicato dal Corriere della Sera ha destato preoccupazione ma è servito a tenere alta l'attenzione su questo gigante. Una eventuale eruzione potrebbe provocare enormi frane lungo i versanti che, a loro volta, darebbero vita ad un'onda di grande potenza. Parteciperanno alla trasmissione: Franco Ortolani (direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del territorio della Federico II di Napoli), Giovanni Orsi (docente di vulcanologia presso l'Osservatorio Vesuviano di Napoli), Stefano Tinti (docente di geogisica e della terra solida - Università di Bologna), Michael Marani (ricercatore del Cnr), Prof. Eugenio Pugliese Caratelli (Docente di Idraulica maritma - Università degli studi di Salerno).


Invitati i rappresentanti della Protezione civile e l'assessore provinciale Giovanni Romano

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1 commento:

Anonimo ha detto...

Boschi (rischio tsunami) e Bertolaso (rischio vulcanico) depositino la documentazione in Parlamento
Il 29 marzo c.a. il Prof. Boschi ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera nella quale lanciava l’allarme tsunami per le coste tirreniche in relazione ad eventuali frane lungo i versanti del vulcano sommerso Marsili.
Il 27 aprile c.a. il Dr. Bertolaso in una conferenza con la stampa estera ha di fatto riconosciuto che l’Ospedale del Mare costruito alle falde del Vesuvio è stato realizzato in area a rischio e che conseguentemente, in caso di eruzione, la struttura sanitaria più grande d’Europa sarebbe interessata da accumulo di ingenti quantitativi di detriti vulcanici; a sorpresa, ha aggiunto che l’area vulcanica che più preoccupa è l’Isola d’Ischia.
Nessuno dei due ha detto su quale documentazione scientifica si basino le loro allarmanti dichiarazioni. L’impatto sociale ed economico delle affermazioni di Boschi e Bertolaso può essere devastante: in pratica, hanno detto che c’è un serio e grave pericolo fuori controllo, che non c’è alcuna organizzazione che possa garantire la sicurezza ambientale, che il disastro può avvenire in qualsiasi momento! E tutto questo alle porte della prossima stagione turistica.
Come cittadino chiedo che i due personaggi depositino in Parlamento la documentazione scientifica sulla quale si basano le loro affermazioni: spieghino anche ai parlamentari perché hanno rilasciato queste dichiarazioni e perché non si siano attivati, finora, dopo lo tsunami del 2002 di Stromboli per attivare una moderna rete di monitoraggio per individuare l’innesco di eventuali tsunami nei mari italiani. Perché poi non hanno predisposto una legge che consenta di tutelare dagli tsunami le coste, i cittadini e l’economia turistica mediante la redazione di piani per la sicurezza ambientale.
I cittadini capiscono che i due personaggi pretendono denaro pubblico senza fornire una preventiva sicurezza ai cittadini.
Tutti noi sappiamo che in Italia vi sono vari pericoli ambientali: eppure si continuano ad elaborare carte che contengono errori (vedi la tragedia di Ventotene del 12 aprile c.a., di Casamicciola del 10 novembre 2009, di Scaletta Zanclea, Giampilieri e comuni vicini del 1 ottobre 2009); ad esempio, non si è avviato alcun sistema di monitoraggio idrologico per difendere il territorio dai serial killer idrologici autoctoni chiamati cumulo nembi che causano precipitazioni eccezionali in poche ore. Le coste sono prive di protezione dagli tsunami: non esiste alcun piano di protezione civile per tale problema che in passato ha seminato centinaia di vittime.
INGV e Protezione Civile, con la obbligatoria collaborazione di altre strutture di ricerca, devono supportare i governi per andare verso la certificazione di sicurezza ambientale, particolarmente necessaria per le aree turistiche che garantiscono una consistente parte dell’economia regionale e nazionale.
I cittadini sanno che non possono essere eliminati i pericoli ambientali come le eruzioni vulcaniche e gli tsunami, sanno anche che si può adeguatamente organizzare un sistema di protezione della loro incolumità.
Certamente un turista preferirà venire in una delle nostre zone turistiche sapendo che vi è un valido ed efficace sistema di controllo ambientale in grado di garantirgli l’incolumità.
Gli allarmi devono essere lanciati su basi scientifiche provate: ora Boschi e Bertolaso mostrino alla Comunità Scientifica (dipendente e indipendente) i dati sui quali si sono basati i loro allarmi.
Se non lo faranno spontaneamente (cosa certa) devono essere invitati a farlo in maniera convincente da chi ha il potere di farlo.
Altrimenti i cittadini (che non hanno ancora dimenticato quanto accaduto all’Aquila dove la Commissione Grandi Rischi, con la partecipazione di Boschi e del vice di Bertolaso, non aveva lanciato alcun allarme una settimana prima del disastroso sisma del 6 aprile 2009) avrebbero seri motivi per preoccuparsi.

Franco Ortolani
Ordinario di Geologia