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mercoledì 18 febbraio 2009

Dal quotidiano di Kenilworth (Inghilterra)


A due passi da Coventry.

Nella foto sopra: un pagina vecchia più di un paio di anni, ma una pagina vera. Ecco come veniva anticipata la visita della delegazione di Roccalumera a Kenilworth, (quest'ultima, città di residenza di un emigrante dal nome di Gino Bonarrigo, che ha trasmesso agli inglesi il suo entusiasmo e la sua voglia di unire le due etnie), il servizio parla (potete leggere voi stessi), di "new twinning friendship", ed in contemporanea di una visita di una delegazione di Karlskoga, (Svezia) e di un gruppo proveniente dalla città di Eppstein (Germania). Nell'articolo si parla anche di un gruppo che sarebbe venuto qualche giorno dopo, gruppo proveniente dalla Francia, esattamente da Bourg la Reine (gemellato con Kenilworth dal lontano 1982). Roccalumera, in realtà, non ha ancora messo nero su bianco per formalizzare questo gemellaggio che ci permetterebbe di allargare i nostri orizzonti commerciali, culturali e (perchè no), linguistici. Il sottoscritto, considerando leggittimo il perido di assestamento della confermata maggioranza Miasi, considerando altresì le molteplici problematiche create dalle ultime mareggiate anche a Roccalumera, e quant'altro anche non a mia conoscenza, posso, fiducioso sperare, che non si accantonerà una tale opportunità.
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I gemellaggi, lo voglio dire (o ribadire), sono delle opportunità molto serie, ma lo sono qualora vengano adeguatamente "coltivati" (consentitemi questo termine preso in prestito dal'agricolura) attivamente, e non, delle scampagnate... e finisce tutto lì. Proprio in un periodo di crisi mondiale come questo, (periodo che non si estinguerà certamente nell'arco dell'anno in corso), non bisogna abbassare la guardia e darsi per vinti, dicendosi "c'è di peggio... stiamo fermi così", è necessario, invece, munirsi di tutti quegli strumenti che il Marketing moderno esige per "aggredire" le potenzialità turistiche ed affaristiche di quell'Europa tanto menzionata, ed infondo... tanto lontana dalla nostra mente e dalle nostre convinzioni.

P.S. Ho cliccato sul sito di Kenilwort, http://www.kenilworthweeklynews.co.uk/ e vi ho trovato lo stesso servizio di cui vi parlo. Sul sito, la cittadina di Roccalumera è rappresentata dalla TORRE SARACENA.
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Articolo pubblicato anche su JoniaLife.it (guarda)

lunedì 16 febbraio 2009

Turismo, coglierò ogni futura opportunità per lanciarlo!

Sebbene la replica di Sergio mastroeni non mi avesse del tutto soddisfatto, in quella sede avevo preferito di soprassedere, evitando di dilungarmi con una sterile polemica che stava per diventare una telenovela, senza un'ultima (risolutiva e a lieto fine) puntata. Senonchè, ripetutamente ricevo delle provocazioni alle quali non posso esimermi dal rispondere:
Caro Francesco il provocatore, per il turismo a Roccalumera, viste le mie scarse finanze (le mie si) e altrettanto limitate amicizie politiche, in questi anni andati io ho fatto ben poco. Forse sarebbe meglio dire nulla. TRANNE collaborare con l'Avvocato Fleres nel 1996 per la "Cinquecento Miglia" a Roccalumera (gara di regolarità per auto storiche), ho realizzato dei modesti modelli del programma... TRANNE realizzare (gratuitamente) il bozzetto per l'annullo postale (primo a Roccalumera) per il Centenario della fondazione dell'Istituto "Suore Cappuccine del Sacro Cuore" (16 Maggio 1997), TRANNE realizzare un sito sulla mia pittura, che manco a dirlo ritrae in primis Roccalumera, la Torre Saracena e la Filanda in tutte le sue sfaccettature, TRANNE raccontare su giornali jonici (vedi JoniaNews), lo stato di avanzamento del costruendo albergo e della inauguranda (consentitami il termine) Filanda, TRANNE che elogiare l'operato dell'attuale amministrazione Miasi su Jonionotizie, lì dove gli interventi (all'avviso di molti) si sono rivelati utili alla collettività... io non ho fatto niente.
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E veniamo alla Torre Saracena, (ancora lei). Se non fosse stato per i fratelli mastroeni, magari non sarebbe nemmeno stata ripulita al suo interno, (mi sembra di evar elencato già, gli interventi e di non averli taciuti), e non nego neanche quanto dichiarato da Sergio Mastroeni a riguardo delle tante sue iniziative in giro per l'Europa, ma, il punto è: La Torre, è un optional del turismo a Roccalumera? oppure è piuttosto "il" MONUMENTO PRINCIPE e unico che la rappresenta, come ad es. Pisa viene rappresentata dalla "Torre pendente" o Roma dal "Colosseo"? Questo volevo dire! Se qualcosa mi ha trasmesso un attestato sul turismo (conseguito presso il CUFTI di Taormina), è che un "Itinerario Castelli" è alla nostra portata in riviera jonica ed in Sicilia. Per troppo tempo è stata trascurata la risorsa turismo, non solo a Roccalumera, fondando giustamente le speranze delle nostre nostre famiglie sulla pesca e sull'agrumicoltura. Adesso che quelle risorse (per motivi che non sto ad esaminare) non danno più il sostentamento che davano un tempo, adesso che la crisi sta aggravando le condizioni economiche e salutari delle nostre famiglie, BISOGNA aggrapparsi con tutte le nostre forze al TURISMO quale "risorsa globale". Invece, il turismo promosso dai fratelli mastroeni è ancora un timido e (direi) circoscritto esempio del quale pochissimi cittadini possono usufruire, gestendone ed ottenendone profitto dal suo indotto. BISOGNA guardare avanti, oltre la crisi, con l'aiuto, non solo dell'amministrazione Miasi, ma anche dell'Unione dei Comuni, di "quei quattro" che stanno remando da soli, della Provincia e della Regione Sicilia. Non è possibile, infatti, che una piccola frana stia mettendo in ginocchio un'intera riviera e che a breve non se ne possa (nonostante le manifestazioni davanti alla Prefettura) trovare la soluzione che verrà solo dalla realizzazione di una "galleria paramassi". Roccalumera, la Torre è il FARO, il Turismo è una risorsa per tutti noi. La storia e la cultura siciliane, sono risorse mai veramente sfruttate. Anche io voglio fare di più per il mio paese e per la mia Terra, ma lo voglio fare viaggiando, confrontandomi con culture differenti, e non sedendomi su una seggiola. Certamente, coglierò ogni futura opportunità per farlo!
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sabato 3 gennaio 2009

Roccalumera, l'ex filanda è stata restaurata






Roccalumera (ME): Due, sono essenzialmente i Monumenti veramente storici di Roccalumera. Il più rappresentativo, era e rimane la Torre (detta) Saracena. L'altro Monumento storico, invece, è l'antica Filanda Papandrea. Luogo dove decine di donne lavoravano la seta. La Seta vera, quella che proveniva dall'allevamento del Baco da Seta e dalla coltivazione delle foglie di Gelso. Tanti anni sono trascorsi, le fibre sintetiche hanno reso non più conveniente una tale produzione e così, l'antica filanda fu abbandonata. A Roccalumera erano due gli stabilimenti della Seta, uno, (lo ricordo anch'io, quando), prima di essere demolito, era stato per anni riutilizzato come officina per un elettrauto.

Oggi, con i restauri, inziati circa cinque anni fa, si è voluto valorizzare quanto di buono e di storico, i nostri e le nostre antenate ci hanno lasciato. L'ex Filanda, diventerà un centro Congressi, ma anche un Museo della Seta e chissà quanti altri utilizzi pratici ed utili al paese potra avere. La Filanda, sarà al centro di un'Area Culturale a vocazione Turistica. Attorno ad essa, nasceranno tante realtà, che (si spera), concorreranno ad attirare nuovi turisti ta ogni parte della Sicilia, del'Italia, e... (senza esagerare), del Mondo.

In queste foto potete vedere, l'EX FILANDA. In 1) la foto in alto, riassume l'insieme di: com'è oggi (restaurata), di com'era al suo interno prima e... alcune delle tante fasi di restauro e consolidamento delle strutture; 2) nella foto sotto, invece, potete vedere una fase di lavoro.
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(Consolidamento strutture) Taglio della parete ______________________________________________________
GUARDA il video: La Valle d'Agrò e l'Abbazia dei SS. Pietro e Paolo
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lunedì 8 dicembre 2008

Foto di Savoca, Città d'Arte

SAVOCA (ME): In queste foto potete vedere, dall'alto in basso: 1) l'antica "porta della città" (a sesto acuto), di chiara costruzione Araba; 2) i resti del "Castello" (detto Saraceno), che sovrastava l'intero vasto territorio savocese, fin dai tempi remoti; 3) il variopinto ed artistico "portale principale" gotico-siculo, (a sesto acuto) della quattrocentesca chiesa di San Michele; ed infine 4) il palazzo su cui resiste (ed opera), l'ormai famoso "Bar Vitelli", ancora oggi identico a quello che ospitò alcune scene del film "Il Padrino" parte I°.

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1 (Savoca) Antica porta della Città
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2 (Savoca) I resti del Castello (detto Saraceno)
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3 (Savoca) Ingresso principale chiesa di San Michele
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GUARDA il mio video: La Valle d'Agrò e l'Abbazzia...

Guarda il mio video: Savoca, Città eterna!

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giovedì 4 dicembre 2008

Savoca, capitale (storica) medievale.











SAVOCA, cenni storici: Su un colle bivertive, a 300 m. sul livello del mare, sorge il paese di Savoca. Fondata da Ruggero II, che unì gli antichi villaggi saraceni, nell'anno 1139; prima di quella data data, i luoghi erano abitati dai "Pentefur", una comunità d'incerta origine che si stanziò nel quartiere che ancora oggi conserva tale nome.
Le sue vaste terre e i tanti casali, furono concessi all'Archimandrita del Monastero del SS. Salvatore di Messina, che proprio nel paese collinare disponeva della sua residenza estiva.
Nel periodi medievale, Savoca era un'importante città con castello, ampia cinta muraria, uffici amministrativi e giudiziari e due porte di delimitazione delle quali una, quella d'ingresso, ancora è esistente. Fuori delle mura, si sviluppò nel tardo quattrocento "il Borgo", contraddistinto dalla presenza di una edilizia privata di notevole rilievo architettonico, in parte ancora conservata. Il territorio soggetto alla terra di Savoca, vasto e fertile, rinomato per la produzione del vino e della seta, comprendeva i casali di Antillo, Misserio, Casalvecchio, Pagliara, Locadi, Palme, nonchè la "marina di Savoca" (odierno territorio di S. Teresa di Riva, di Furci e di parte di Roccalumera). Fiorente è stata la comunità ebraica. A partire dal XVI secolo fu uno dei paesi più popolati del distretto di Messina. Nei secoli XIII e XIV furono costrite molte chiese ed edifici religiosi, oltre alla presenza continua dei Padri Cappuccini e dei minori conventuali di San Francesco con i relativi conventi. Nel periodo borbonico, Savoca fu sede del Regio Giudicato Circondariale.
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IL FILM "IL PADRINO": Fra i tanti motivi che richiamano (soprattutto in estate), fiumane di turisti da ogni parte del mondo, vi sono alcune scene del film "Il Padrino" (parte I), girato per le vie di Savoca, facendo sosta nel bar (in quell'occasione chiamato "bar Vitelli" e tale rimasto a tutt'oggi), e alla chiesa di Santa Lucia. Allora si girarono le scene del matrimonio di Michele Corleone (Al Pacino), con la giovanissima Apollonia. In realtà, nel film, viene mensionato il paese di Corleone, (quale paese natale del boss Vito Corleone), ma il paese palermitano allora, non concesse che si girassero scene di un film sulla mafia... senza pagare il pizzo. Quindi si optò per Savoca.
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LE CATACOMBE: Leggendo il libro "Le "Catacombe" del Convento dei Cappuccini di Savoca Storia e Personaggi", scritto da Santo Lombardo, (funzionario del Comune di Savoca, nonchè addetto all'archivio storico), sono venuto a conoscenza su importanti approfondimenti riguardanti un argomento savocese, poco conosciuto (o conosciuto marginalmente) dai più, le "Catacombe". Io stesso ho visitato la "Necropoli sotterranea" che conserva al suo interno i corpi mummificati di importanti personaggi della chiesa e della cultura (appartenenti ad importanti casati) del nostro territorio. Ciò che resta delle mummie, è posizionato in parte (in posizione eretta), in delle nicchie, ed in parte in delle casse aventi un lato vetrato.
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MIMMIFICAZIONE, come veniva eseguita: Dalle ricerche di Lombardo, attraverso la lettura di testamenti delle persone che si trovano sepolte nel convento del Cappuccini o nella necropoli sottostante, è emerso che, ad es. "il corpo di fr. Placido di Savoca fu salassato. Scrive il grande storico G. Trischitta che: "...Si soleva , secondo l'uso egizio, fino al 1876, mummificare i cadaveri e i sotterranei dei Convento e della chiesa Matrice, illuminati da finestrali e da occhi, furono a bella posta costruiti per assicurare la conservazione dei cadaveri." Per p. Basilio da Naso, il processo di essiccamento avveniva per un esporto degli umori tramite fungaie D'Iypha e durava 60 giorni. Era , dunque, decisivo, nel processo di mummificazione savocese il gioco delle correnti d'aria e l'areazione dei locali che, in simbiosi, consentivano il "disseccamento" del cadavere; è lecito, qunque, parlare di procedimento finalizzato alla "mummificazione dei cadaveri per disseccamento naturale". Quì, una chiarificazione avviene a rigurdo della errata scrittura (fatta in passato da qualcuno), secondo la quale i cadaveri venivano chirurgicamente privati degli organi interiori: niente di più falso, risultando il contrario dai documenti e dall'analisi anatomica dei corpi superstiti. Si dice che la mummificazione dei cadaveri avveniva nei sotterranei della chiesa Matrice e che poi questi venivano trasportati nel convento. Ciò non risulta dai documenti esaminati da Lombardo.

MUMMIE, POSTE IN DELLE NICCHIE: Nel convento dei Cappuccini, furono sepolti molti religiosi ed una parte della nobiltà del ceto elevato, spiritualmente legati a quest'ordine. Sepolturepreferite dal ceto sociale elevato erano, però, quelle poste nel convento dei Domenicani (dotato di 5 sepolture e, pare, di nicchie sotterranee), crollate, insieme alla chiesa di S. Lucia, (che non è quella che vedete nella foto), in una frana del 1880.
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