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venerdì 2 ottobre 2009

Nuovo dramma jonico. Molto peggio del 25 Ottobre 2007



Elicotteri in azione, ripescati due cadaveri dalle motovedette dei Carabinieri, i Comuni di Giampilieri e Briga sono a tutt'ora isolati. All'altezza di Capo Scaletta la i binari ferroviari sono praticamente sollevati da terra, in fiume di fango e detriti a scavato sotto i binari, come in quel triste 25 Ottobre 2007. Perfino un furgone che trasitava sulla Statale è precipitato nello stesso punto colpito dalla frana di Capo scaletta e quindi è precipitato sui binari della Ferrovia. Capo scaletta è chiso al traffico, le reti (a doppia torsione si sono stracciate come veli di lino. Fino ad a questo momento (comunicato dall'Unità di crisi) i morti sarebbero almeno 18, mentre gli edifici crollati sarebbero 20, più do 400 gli sfollati. A Scaletta Zanclea la strada Nazionale è allagata dal fango e divorata da detriti di ogni genere. I soccorsi vengono portati anche con i gommoni via mare. Bertolaso, accorso in Sicilia, parla di territorio compromesso dall'abusivismo edilizio.

Io ricordo quel triste 25 Ottobre 2007. Sono stato fortunato a tornare a casa sano e salvo, ma Alì Terme, Giampilieri, Scaletta, e tanti paesi del comprensorio jonico passarono giorni di sconforto in mezzo al fango e tagliati fuori da ogni possibilità di soccorso per colpa della chiusura delle principali arterie di comunicazione ad opera delle frane. si è agito con mezzi propri, si sono invocati aiuti e dopo qualche anno qualche soldo è arrivato ma solo per pagare i danni più ingenti ai privati. A roccalumera i maggiori danni si sono verificati nelle frazioni di Sciglio ed Allume. Anch'io sono andato a apprendere testimonianze da pubblicare perchè non fosse taciuta la tragedia. In questi anni, nessuna pianificazione per prevenire, e siamo al peggio. Siamo alle morti di innocenti, gente travolta da frane mentre transitava in auto o seppellita dentro casa. Ma noi siciliani, facciamo parte dell'Italia, oppure no?


29 Ottobre 1985, io c'ero. Si, io c'ero ed ho raccontato la triste storia di un martedì a Roccalumera e di gente in lacrime. Ho raccontato un pezzo di quella amara storia, facendola anche tradurre in inglese, perchè la gente sappia quanti anni sono passati senza che nulla sia stato fatto per prevenire il peggio. La riviera jonica come Sarno, si interviene per tamponare e poi si pensa: "Tanto ormai è passato!". Qunti 2 Ottobre 2009, quanti 25 Ottobre 2007, quanto 29 Ottobre 1985... dovremo piangere prima che chi di dovere faccia veramente qualcosa per prevenire drammi e lutti del genere?

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sabato 29 agosto 2009

Casalvecchio, "Palio delle 4 Fontane". Un buon risultato, ma...



Salviamo anche le tradizioni culturali tipiche. Casalvecchio Siculo, paese di antichissima storia e tradizioni. Casalvecchio oggi, è conosciuto nel Mondo maggiormente per la sua Basilica dei SS. Pietro e Paolo d’Agrò, e ancora di più per la Festa di Sant’Onofrio Anacoreta, Santo che si onora ogni anno nella seconda Domenica (e settimana precedente) di Settembre.

Ma i casalvetini si prodigano durante l’anno in altre numerose iniziative. Infatti, fra il 10 ed il 16 Agosto, in occasione del “Palio delle 4 Fontane”, sono stato orgogliosamente presente con un mio stand espositivo. Angolo di tradizioni, nel quale ho esposto alcuni miei quadri. Non mi presentavo da solo, però, in quanto ho ospitato mia madre e le sue Opere di cucito artigianale. E’ stato più che altro un omaggio al suo paese natìo e, a quelle tradizioni che non vogliamo né vorremo mai dimenticare.

Ebbene, abbiamo potuto constatare di persona, che ancora tanta gente è disposta a scommettersi nel proprio piccolo, tanti giovani e meno giovani pronti a lavorare per il proprio territorio e per il proprio paese di appartenenza. Sono stati tantissimi i giovani che hanno organizzando giochi, sfilate e quant'altro. Certo non è stata l'unica manifestazione proposta dal territorio jonico, ma di questa posso raccontarvi quell’entusiasmo nella semplicità, quella condivisione che vorremmo tutti ritrovare nella vita di tutti i giorni ovunque. Che dire poi di Santino Saglimbeni, che mi ha trasmesso tanto entusiasmo? Lui è consigliere di maggioranza a Casalvecchio, ma nessuno lo obbliga... in pieno periodo di lavoro (è poliziotto a Catania ma non era in ferie), a dedicare le sue giornate - sottraendo spazio alla famiglia – ad un progetto che inglobava in se, assieme al paesaggio di Casalvecchio, le tradizioni Religiose, Culturali, Storiche e Gastronomiche.E’ andata bene? Si! In questa seconda edizione il pubblico proveniente da molti paesi circonvicini non è certo stato inferiore a quello dell’anno precedente. Anzi, voglio affermare: “Se questo evento (coadiuvato da numerosi sponsor privati), avrà contribuito sia pur marginalmente ad un accrescimento di immagine del Territorio jonico, più ancora che ad un risultato economico positivo di qualche standista, ciò non si dovrà attribuire né a schieramenti politici, né giochi delle tre carte, ma alle singole persone che in ciò hanno creduto e credono”.

Casalvecchio come Roccalumera, Furci come Nizza di Sicilia, Alì Terme come Santa Teresa di Riva, come Sant’Alessio, come… Taormina e Messina stessa. Nessuno può fare a meno degli altri, perché tutti possono e debbono concorrere ad un risveglio da sempre invocato e bramato, ma mai neanche lontanamente raggiunto. Si tira a campare lo stesso? A Casalvecchio dicono di si, ma non sono ottimisti. E così, si avvia alla conclusione un’altra estate jonica siciliana. Calato il sipario sulla calura d’Agosto, si tireranno le somme e… si guarderà avanti. Non servono i proclami di questo o quel politico, serve invece concretezza. l Comuni che accetteranno un piccolo contributo per realizzare Presepi Viventi per il prossimo Natale (affermando che è meglio di niente), avranno perso la partita in partenza, i Comuni che si faranno concorrenza nel periodo natalizio, organizzando lo stesso giorno pressappoco lo stesso spettacolo, avranno perso in partenza, i Comuni che rimanderanno ogni cosa al prossimo anno (tanto c’è la crisi), avranno perso la partita in partenza. E allora? Come si vince “la Briscola” del Turismo? Collaborando, unendo le forze ed i programmi di tutti, organizzando “un Cartello Unico” per il Comprensorio jonico. La politica? Siamo noi popolo a dover sapere cosa ci serve, e fare delle proposte direttamente. Non deve essere la Provincia a darci lo zuccherino del Cantiere o il solito favore per pochi figli di papà, dobbiamo essere noi stessi, presenti sempre ed insieme a vegliare e sorvegliare lo stato di avanzamento del nostro futuro e del futuro dei nostri figli e nipoti.
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venerdì 6 febbraio 2009

Torre Saracena, il "sacrificio" di Carlo Mastroeni











Pubblicata su jonionotizie.it

Cari Carlo e Sergio Mastroeni,
ho pensato di scrivere due righe (di congratulazioni e di incitamento) sul turismo a Roccalumera. Ciò, a proposito del Parco Quasimodo e della Torre (Saracena). Sono e sarò benevolo a proposito delle iniziative del Parco Quasimodo, che (nel bene o nel male), ha aggiunto richiamo turistico ed interesse per il nostro paese, ma sono certamente (ancora una volta) rammaricato del sottoutilizzo della Torre, la cui fruizione turistica è ancora oggi affidata ad un numero di telefono (sulla porta della stessa) e ad una mail sul Vostro sito.

La Torre, che è un monumento che certamente ci saluterà defunti, sopravvivendoci... ed è degna di ben altra fruizione. Dovrebbe essere aperta al pubblico, almeno tre giorni alla settimana, con un custode e Cicerone, che ne conosca il "percorso" storico-culturale.

Anche così, il solo monumento "Torre", non basterebbe ad offrire al turista un percorso completo ed esauriente, bisognerà collgarlo in rete, non solo con le altre realtà storiche e culturali di Roccalumera, ma dell'intero comprensorio jonico, financo Taormina, Agrigento, Siracusa... ma di questo (magari) parleremo in un altro momento.

Vorrei dare il mio contributo al paese di Roccalumera che tanto amo, e che vorrei vedere crescere in ogni prospettiva e settore.
Un caro saluto,
Giovanni BonarRIGO
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La risposta di Carlo (su jonionotizie)
Torre Saracena chiusa. La precisazione dell'Avv. Carlo Mastroeni.
05/02/2009 Carissimi Alberto e Giovanni, leggiamo sul sito l'interessantissima proposta di Giovanni Bonarrigo circa l'apertura della Torre Saracena. Come certamente tutti sanno la Torre è stata restaurata grazie all'impegno dei soci dell'Associazione Impegno Civile , nell'ambito di un progetto comunitario che ha previsto un contributo parziale della U.E. ai lavori di restauro . In poche parole non avendo partecipato alcun Ente Locale , nel 2001 abbiamo dovuto personalmente contribuire economicamente a cofinanziare i lavori .Solo così la Torre ha potuto essere restaurata e resa fruibile alla comunità , anche grazie alla grande disponibilità dei proprietari. Siamo ben felici se Giovanni riuscisse a trovare un modo per assicurare l'apertura della Torre Saracena al pubblico nelle modalità che Lui propone. In atto noi riusciamo, sulla base delle risorse umane ed economiche disponibili, ad assicurare la fruizione della Torre tramite prenotazione telefonica o via mail e/o fax , con la segreteria dl Parco che resta aperta per circa 11 ore al giorno. Su richiesta, chi è disponibile fa da cicerone alla Torre (generalmente Sergio Mastroeni o Mimmo Romeo). Si precisa che i nostri operatori sono volontari e non ricevono compensi. Siamo certi che per l'amore che Giovanni nutre per Roccalumera, potrà ben fare un periodo di formazione per comprendere la filosofia del Parco ed i percorsi che sono previsti (frutto di studi approfonditi) e successivamente, potrà affiancare gli altri volontari per assicurare l'apertura della Torre per i tre giorni settimanali , ma se ha tempo, anche tutti i giorni della settimana. Nessuno più di noi ne sarebbe felice e tutta la comunità roccalumerese gliene darebbe merito. Certi che Giovanni coglierà subito questa nostra disponibilità salutiamo cordialmente. Per il Club Amici di Quasimodo Carlo Mastroeni

La mia risposta:
Come molti sapranno, fin dalla nascita ho abitato per parecchi anni a venti metri dalla Torre (detta Saracena, ma che in realtà fu costruita per difendere la costa anche dai Saraceni). Noi tutti, io per primo, siamo debitori di riconoscenza nei confronti dei fratelli Mastroeni, i quali hanno avuto la sensibilità ad occuparsi dei restauri del piano terra della Torre. In effetti, è stata operata una pulitura delle pareti interne, è stato sostituito il pavimento, con delle piastrelle in cotto, (si dice) identiche per forma e materiale, a quelle poche rimaste dell'epoca. Annegato nel suddetto pavimento, è oggi un impianto elettrico e di illuminazione. Prima dei restauri, (sotto l'amministrazione Argiroffi), i Mastroeni ebbero la gestione della Torre (credo) per vent'anni e... unita a grande cerimonia e presentazione del sito, vi fu l'adesione al Parco letterario Salvatore Quasimodo di Modica (Ragusa). Il tutto, sarà costato parecchi milioni di vecchie lire.

Il mio attaccamento ai beni STORICI ed ARCHITETTONICI, invece risale a parecchi anni prima. Fu proprio il buon Maestro Carmelo Calabrò, a condurre la mia quinta classe elementare all'interno di tutta la Torre. Già allora, facemmo una ricerca approfondita, all'interno della quale, non solo c'è la storia del paese di Roccalumera, ma vi sono degli interessanti SEGRETI STORICI che non racconterò quì.

Quel giorno con i compagni di classe, salendo per una ripida scaletta in pietra, (da questa, all'epoca, venivano tirate giù delle sfere di ferro o di pietra... per difendersi dagli invasori), arrivammo fino al piano superiore, riccamente arredato, e dal quale ci si può affacciare grazie alle finestre a sesto acuto... attraversando mura larghe due metri. Salimmo su, fino al terrazzo dalle mura merlate, guardammo un panorama straordinario. Vidi da lassù il mio quartiere, che mi sembrò... un gioco della LEGO.

Al caro Carlo Mastroeni, io dico ancora grazie per la disponibilità, ma devo fare delle precisazioni: capisco che siamo in tempo di crisi, e che anche in tempi migliori, più di un "turismo fai da te" a Roccalumera e comprensorio jonico non si è saputo offrire, ma propormi di dedicarmi gratuitamente "financo l'intera settimana" all'apertura del piano terra della Torre, non è rispettoso dei miei impegni di non più ragazzino. Aggiungo, potrei girare tale proposta ad un giovane, a due giovani, ma... dopo un paio di giorni a non far niente, (perchè questo si ritroverebbero a fare), si stancherebbero e non verrebbero più.

Mi fa meraviglia, infatti, che un "cervello pensante" come quello di Carlo, voglia seriamente assimilare la fruizione del TEMPIO simbolo di Roccalumera... alla vendita delle patate al mercato. Mai ho visto (a parte qualche volantino in giro), pubblicità della Torre nelle aziende turistiche e nelle università che preparano i giovani ai BENI CULTURALI. Se non fosse stato per Alberto Santisi, che ha comunicato la recente visita di turisti stranieri e conseguente "passaggio dalla Torre... "o scuru jerumu, e 'o scuru ristaumu". Bella fu la visita del principe savoiardo, ma fugace come un amore di gioventù.

Maria Antonietta d'Austria, come molti sapranno, informata che la gente di Francia aveva fame, rispose: "Ebbene, che mangino le briosch". Proprio in un momento in cui la gente ha bisogno di lavoro per campare... l'avvocato Mastroeni ci offere di farlo... GRATIS! Contento lui!

venerdì 9 gennaio 2009

Roccalumera, l’ex Filanda Papandrea ritorna Viva!













Uno dei monumenti roccalumeresi sui quali si è intervenuto con lo scopo di richiamare il turismo, è la ex Filanda Papandrea, un edificio, nel quale fu effettuato un sopralluogo da parte Comune, già nel lontano 1993. Tale sopralluogo, ne accertò “l’interesse etno-antropologico”. Cinque anni fa iniziarono i lavori per il suo restauro e ristrutturazione che, finalmente hanno avuto termine poco più di un mese fa.

Prima di entrare nel merito delle finalità e prospettive dell’Opera, e prima ancora di riferirvi il commento rilasciatomi dallo stesso Sindaco Gianni Miasi, mi sembra doveroso accennarvi di alcuni ELEMENTI STORICI ad essa relativi. La Filanda Papandrea, costruita da Giuseppe Papandrea nei primi anni del secolo, è rimasta attiva fino al 1945/46. La struttura, già originariamente, si componeva di un edificio a due piani di forma rettangolare ed i suoi prospetti, apparivano caratterizzati da una serie di ampie finestre ad arco, che si aprivano sul piccolo ballatoio in ferro, che correva lungo tutta la costruzione. Nella parte retrostante l’edificio, si elevava una ciminiera in mattoni a faccia vista. Demolita durante la guerra per non diventare facile bersaglio dei bombardamenti nemici, la filanda, è stata ricostruita subito dopo. All’epoca, due erano le filande a vapore di Roccalumera, di queste, “la Papandrea” era a 32 bacinelle. Le fasi del ciclo produttivo della seta erano: la macerazione, (nella quale i bozzoli venivano immersi in bacinelle contenenti acqua saponata alla temperatura costante di 60°); la scopinatura, (con una spazzola morbida si battevano i bozzoli per estrarne i capifili); la trattura, (consisteva nel riunire insieme e saldare un certo numero di bave); la binatura e torcitura, (lavorazioni al filatoio); alle quali seguivano la sbiancatura e la tintura della seta.


Prima dei restauri di oggi, l’edificio, pur apparendo complessivamente in discrete condizioni, era in realtà, stato profondamente lesionato in più zone -nelle sue strutture portanti- a causa di una frana che ne aveva ormai reso precaria la stabilità. All’epoca, il suo piano terra era adibito a magazzino, mentre al piano soprastante (di circa quattrocento mq.), veniva trattata la seta. In occasione del primo sopralluogo del Comune, sono state rinvenute in loco delle testimonianze documentali. Esse, erano rappresentate da opuscoli scientifici, materiale cartaceo vario e libri mastri: ove venivano registrati i movimenti "in entrata" dei bozzoli, (provenienti da altre zone della provincia, dove l’allevamento del baco era praticato su larga scala), e "in uscita", della seta grezza, destinata ai mercati esteri per essere lavorata e tessuta. In una sezione del locale, erano ancora visibili le impalcature lignee a torretta (dette Pannalore), che sostenevano gli incannicciati ove veniva posto il bozzolo. Purtroppo, nessun macchinario o parti di esso, (destinati alla “trattura”), è stato ritrovato, quale testimonianza del ciclo produttivo.
In molti si chiedono da tempo: quando avverrà l’inaugurazione della nuova Filanda? Oppure, quale sarà la finalità ultima di questo grande fabbricato? Lo scorso sette gennaio, ho girato (telefonicamente), queste domande al primo cittadino Avvocato Gianni Miasi, il quale perentoriamente ma sinteticamente mi ha risposto: “Prima di tutto, aspettiamo che venga data, da parte della Commissione di Vigilanza, l’idoneità statica e quindi l’Agibilità”. E io: e quanto tempo potrà ancora trascorrere perché ciò avvenga? “Circa quindici/venti giorni”. Sindaco, e quali saranno i primi utilizzi dei locali? “A Febbraio, ci sarà una mostra di abiti da sposa e poi, Nello Calabrò istituirà il Film Festival".

Quindi, per poter meglio relazionare i nostri lettori su quanto già mi aveva accennato il Sindaco Miasi, ho pensato bene di fare (qualche giorno dopo, nel mio studio), un breve intervista anche al regista Calabrò.
Nello, cosa mi puoi dire di specifico sul vostro prossimo Film Festival? “Stiamo cercando di iniziare la seconda edizione del Festival nei locali della Filanda, probabilmente lo faremo a fine Marzo. Ma prima di spiegarti ciò, gradirei raccontarti brevemente chi siamo!”
Prego!La nostra Associazione, (Jonio Olimpia) è stata istituita l’anno scorso. Siamo dieci ragazzi (fra Roccalumera, Santa Teresa e Nizza), il nostro obiettivo è promuovere manifestazioni ed organizzare eventi di carattere culturale e sportivo. Il Presidente è Roberto Scala di Nizza, dove l’associazione ha sede legale. Dove si è svolta la vostra Prima? La prima manifestazione che l’Associazione ha promosso è stato un “Festival Nazionale dei Cortometraggi” (che si è tenuto verso metà Settembre 2007), ha avuto la durata di quattro giorni, durante i quali, sono stati proiettati 33 cortometraggi (ma i concorrenti selezionati, erano stati ben 124), provenienti da tutta Italia. Una giuria popolare, (composta da appassionati scelti fra il pubblico in sala), ha votato come miglior film “Tana libera tutti”.
Ma, torniamo al prossimo evento in Filanda: “Rispetto all’anno scorso, in questa occasione abbiamo pensato di avvalerci di una giuria qualificata, di addetti ai lavori".
E, in futuro? "Si è pensato di fare diventare la manifestazione “Jonio in Corto”, un appuntamento annuale che cresce".

L’amico regista Calabrò, (che ringrazio ancora per il contributo informativo datoci), non è voluto entrare nel merito di cosa potrà essere la gestione e la programmazione della Filanda, ma certo è, che una struttura di tali proporzioni meriterebbe una accurata gestione ed un calendario (mese per mese), delle manifestazioni. Inoltre, (a mio avviso), poiché la Filanda stessa non è che un “tassello” di quel mosaico costituito dalle nuove attrazioni turistiche roccalumeresi, bisognerà necessariamente mettere “in rete” l’insieme “Arte e Turismo-Balneare, con Cultura e… Centro-Benessere, ove attirare una clientela sempre più vasta, sebbene sempre più esigente e variegata.

sabato 3 gennaio 2009

Roccalumera, l'ex filanda è stata restaurata






Roccalumera (ME): Due, sono essenzialmente i Monumenti veramente storici di Roccalumera. Il più rappresentativo, era e rimane la Torre (detta) Saracena. L'altro Monumento storico, invece, è l'antica Filanda Papandrea. Luogo dove decine di donne lavoravano la seta. La Seta vera, quella che proveniva dall'allevamento del Baco da Seta e dalla coltivazione delle foglie di Gelso. Tanti anni sono trascorsi, le fibre sintetiche hanno reso non più conveniente una tale produzione e così, l'antica filanda fu abbandonata. A Roccalumera erano due gli stabilimenti della Seta, uno, (lo ricordo anch'io, quando), prima di essere demolito, era stato per anni riutilizzato come officina per un elettrauto.

Oggi, con i restauri, inziati circa cinque anni fa, si è voluto valorizzare quanto di buono e di storico, i nostri e le nostre antenate ci hanno lasciato. L'ex Filanda, diventerà un centro Congressi, ma anche un Museo della Seta e chissà quanti altri utilizzi pratici ed utili al paese potra avere. La Filanda, sarà al centro di un'Area Culturale a vocazione Turistica. Attorno ad essa, nasceranno tante realtà, che (si spera), concorreranno ad attirare nuovi turisti ta ogni parte della Sicilia, del'Italia, e... (senza esagerare), del Mondo.

In queste foto potete vedere, l'EX FILANDA. In 1) la foto in alto, riassume l'insieme di: com'è oggi (restaurata), di com'era al suo interno prima e... alcune delle tante fasi di restauro e consolidamento delle strutture; 2) nella foto sotto, invece, potete vedere una fase di lavoro.
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(Consolidamento strutture) Taglio della parete ______________________________________________________
GUARDA il video: La Valle d'Agrò e l'Abbazia dei SS. Pietro e Paolo
Se vuoi scrivermi: geometra_bonarrigo@virgilio.it

lunedì 8 dicembre 2008

Foto di Savoca, Città d'Arte

SAVOCA (ME): In queste foto potete vedere, dall'alto in basso: 1) l'antica "porta della città" (a sesto acuto), di chiara costruzione Araba; 2) i resti del "Castello" (detto Saraceno), che sovrastava l'intero vasto territorio savocese, fin dai tempi remoti; 3) il variopinto ed artistico "portale principale" gotico-siculo, (a sesto acuto) della quattrocentesca chiesa di San Michele; ed infine 4) il palazzo su cui resiste (ed opera), l'ormai famoso "Bar Vitelli", ancora oggi identico a quello che ospitò alcune scene del film "Il Padrino" parte I°.

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1 (Savoca) Antica porta della Città
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2 (Savoca) I resti del Castello (detto Saraceno)
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3 (Savoca) Ingresso principale chiesa di San Michele
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GUARDA il mio video: La Valle d'Agrò e l'Abbazzia...

Guarda il mio video: Savoca, Città eterna!

Se vuoi scrivermi: geometra_bonarrigo@virgilio.it

giovedì 4 dicembre 2008

Savoca, capitale (storica) medievale.











SAVOCA, cenni storici: Su un colle bivertive, a 300 m. sul livello del mare, sorge il paese di Savoca. Fondata da Ruggero II, che unì gli antichi villaggi saraceni, nell'anno 1139; prima di quella data data, i luoghi erano abitati dai "Pentefur", una comunità d'incerta origine che si stanziò nel quartiere che ancora oggi conserva tale nome.
Le sue vaste terre e i tanti casali, furono concessi all'Archimandrita del Monastero del SS. Salvatore di Messina, che proprio nel paese collinare disponeva della sua residenza estiva.
Nel periodi medievale, Savoca era un'importante città con castello, ampia cinta muraria, uffici amministrativi e giudiziari e due porte di delimitazione delle quali una, quella d'ingresso, ancora è esistente. Fuori delle mura, si sviluppò nel tardo quattrocento "il Borgo", contraddistinto dalla presenza di una edilizia privata di notevole rilievo architettonico, in parte ancora conservata. Il territorio soggetto alla terra di Savoca, vasto e fertile, rinomato per la produzione del vino e della seta, comprendeva i casali di Antillo, Misserio, Casalvecchio, Pagliara, Locadi, Palme, nonchè la "marina di Savoca" (odierno territorio di S. Teresa di Riva, di Furci e di parte di Roccalumera). Fiorente è stata la comunità ebraica. A partire dal XVI secolo fu uno dei paesi più popolati del distretto di Messina. Nei secoli XIII e XIV furono costrite molte chiese ed edifici religiosi, oltre alla presenza continua dei Padri Cappuccini e dei minori conventuali di San Francesco con i relativi conventi. Nel periodo borbonico, Savoca fu sede del Regio Giudicato Circondariale.
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IL FILM "IL PADRINO": Fra i tanti motivi che richiamano (soprattutto in estate), fiumane di turisti da ogni parte del mondo, vi sono alcune scene del film "Il Padrino" (parte I), girato per le vie di Savoca, facendo sosta nel bar (in quell'occasione chiamato "bar Vitelli" e tale rimasto a tutt'oggi), e alla chiesa di Santa Lucia. Allora si girarono le scene del matrimonio di Michele Corleone (Al Pacino), con la giovanissima Apollonia. In realtà, nel film, viene mensionato il paese di Corleone, (quale paese natale del boss Vito Corleone), ma il paese palermitano allora, non concesse che si girassero scene di un film sulla mafia... senza pagare il pizzo. Quindi si optò per Savoca.
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LE CATACOMBE: Leggendo il libro "Le "Catacombe" del Convento dei Cappuccini di Savoca Storia e Personaggi", scritto da Santo Lombardo, (funzionario del Comune di Savoca, nonchè addetto all'archivio storico), sono venuto a conoscenza su importanti approfondimenti riguardanti un argomento savocese, poco conosciuto (o conosciuto marginalmente) dai più, le "Catacombe". Io stesso ho visitato la "Necropoli sotterranea" che conserva al suo interno i corpi mummificati di importanti personaggi della chiesa e della cultura (appartenenti ad importanti casati) del nostro territorio. Ciò che resta delle mummie, è posizionato in parte (in posizione eretta), in delle nicchie, ed in parte in delle casse aventi un lato vetrato.
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MIMMIFICAZIONE, come veniva eseguita: Dalle ricerche di Lombardo, attraverso la lettura di testamenti delle persone che si trovano sepolte nel convento del Cappuccini o nella necropoli sottostante, è emerso che, ad es. "il corpo di fr. Placido di Savoca fu salassato. Scrive il grande storico G. Trischitta che: "...Si soleva , secondo l'uso egizio, fino al 1876, mummificare i cadaveri e i sotterranei dei Convento e della chiesa Matrice, illuminati da finestrali e da occhi, furono a bella posta costruiti per assicurare la conservazione dei cadaveri." Per p. Basilio da Naso, il processo di essiccamento avveniva per un esporto degli umori tramite fungaie D'Iypha e durava 60 giorni. Era , dunque, decisivo, nel processo di mummificazione savocese il gioco delle correnti d'aria e l'areazione dei locali che, in simbiosi, consentivano il "disseccamento" del cadavere; è lecito, qunque, parlare di procedimento finalizzato alla "mummificazione dei cadaveri per disseccamento naturale". Quì, una chiarificazione avviene a rigurdo della errata scrittura (fatta in passato da qualcuno), secondo la quale i cadaveri venivano chirurgicamente privati degli organi interiori: niente di più falso, risultando il contrario dai documenti e dall'analisi anatomica dei corpi superstiti. Si dice che la mummificazione dei cadaveri avveniva nei sotterranei della chiesa Matrice e che poi questi venivano trasportati nel convento. Ciò non risulta dai documenti esaminati da Lombardo.

MUMMIE, POSTE IN DELLE NICCHIE: Nel convento dei Cappuccini, furono sepolti molti religiosi ed una parte della nobiltà del ceto elevato, spiritualmente legati a quest'ordine. Sepolturepreferite dal ceto sociale elevato erano, però, quelle poste nel convento dei Domenicani (dotato di 5 sepolture e, pare, di nicchie sotterranee), crollate, insieme alla chiesa di S. Lucia, (che non è quella che vedete nella foto), in una frana del 1880.
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GUARDA il video: La Valle d'Agrò e l'Abbazia dei SS. Pietro e Paolo