Mi trovavo lì anch'io quella sera del 7 Febbraio all'Auditorium di Nizza. Tale signor Giacobbe, critico teatrale che tutto dice di sapere e che tanto quella sera mi ha ricordato (anche lui?) Maria Antonietta d'Austria... (cosa disse la regina lo sapete gia... ), ci ha raccontato quella sera di un teatro (ed artisti) di altissimo livello che lui avrebbe ammirato in tutte le sue sfaccettature ed in giro per l'Europa, (se non addirittura per il Mondo intero). Arrogante nel modo di fare, (leggi sopra), proponeva ad ognuno di alzare il sedere dalla sedia e cercare il teatro lontano, il bel teatro che (secondo lui), in questi paeselli nemmeno esiste. Infatti, Carlo Barbera ha dovuto alzare la mano e fargli presente che, (teatralmente parlando, si dice così?) lui esiste da ventidue anni. Giacobbe, poi, facendo riferimento ad una commedia vista al teatro Val D'Agrò, affermò: "poco dopo l'inizio, ho dovuto far finta di sentirmi male... per andar via!" Snob! Ma non è di lui che volevo parlarvi.
Il Teatro, che in questi anni, nei nostri paesi è stato identificato con le colorate figure di: Vittorio Bruno, poi dalla simpatica "maschera" (in cui convivono cultura, storia e comicità), di Carlo Barbera, ma anche di Enrichetto e di altri minori artisti "fai da te"... è stato considerato, a mio modesto avviso, un diversivo... non una costante per le masse. E' vero, conosco anch'io gruppetti di mature persone che "cercano" il teatro, si abbonavano alla stagione del Val D'Agrò e lo fanno tutt'oggi a Messina, o al "Massimo" di Catania o addirittura a Palermo. E non è poco, credetemi.
Debbo tornare a parlarvi di quella sera, incontro che si poneva il quesito: DOVE VA IL TEATRO? E' vero, un signore anziano che non starò quì a indagare chi fosse realmente, e quanto masticasse di cultura teatrale, intervenne affermando che per il "teatro di base", (credo intendesse quello che fa ridere con le battute "spizzùsi"), interessa buona parte della gente, (aggiungerei io, se non ha altro di meglio da fare), ma... per il teatro colto... ci vorrebbe (parole sue) una inizializzazione. La parola "inizializzazione" ha fatto andare su tutte le furie l'"erudito" sig. Giacobbe, che come un novello Sgarbi "de nojartri" ha più volte tentato di togliergli la parola. In quell'istante, io, ho solo detto: sono daccordo con questa persona! Così ho indignato anche il suo compagno di scrivania, il bravo Prof. Cavarra. In effetti, ho fatto male a dire ciò. Avrei dovuto precisare e prendere le distanze da qualunque altra affermazione in merito. Infatti, se per Teatro Colto, intendiamo ad es. "Sogno di una notte di mezza estate" di William Shakespeare, (caro Giacobbe), a qualcuno, dico qualcuno, verrà pure da fare qualche sbadiglio. Mica perchè non sia interessante, ma perchè esso coglie una divesa area del cervello, che si illumina solo se la si è allenata con i libri o semplicemente con l'nclinazione naturale. Perfino il teatro di Caspanello (che fortunatamente, l'"erudito" conosceva), non è per tutti. "Mari", rappresentazione data in replica recentemente a Mandanici, (opera dialettale di grande successo in Europa e più volte premiata, tradotta fra l'altro anche in francese), ha riscosso in quella occasione unanimi applausi. Ma, uscendo dalla ex chiesa, un colto signore mi ha detto: bella opera... ma non è per tutti. Grandi musicisti del passato, parlo di fenomeni come Wolfgang Amadeus Mozart, infatti, composero opere di grande livello per il loro ego, e... opere orecchiabili per guadagnarsi la pagnotta ai concerti.
Mi dicono, che a Palermo il teatro è unanimemente molto apprezzato. Di Catania, ne dice bene il regista Nello Calabrò. A Nizza, l'attuale sindaco ci crede. Però... non si può negare che da zona a zona esistano usanze e culture diametralmente opposte. Perfino il cinema, quello dei Colossal, dei film storici che duravano tre ore e più, adesso segna il passo a favore dei "Film Panettone" di Vanzina. La gente, (non tutta, ma in buona parte), vuole relax, vuole scacciare i brutti pensieri, vuole sorridere e ridere andandosi a sedere davanti ad uno schermo o ad un proscenio. Gliene vogliamo fare una colpa? Io direi di no. Certo, se il Val D'Agrò non avesse chiuso i battenti, forse...
Il Teatro, che in questi anni, nei nostri paesi è stato identificato con le colorate figure di: Vittorio Bruno, poi dalla simpatica "maschera" (in cui convivono cultura, storia e comicità), di Carlo Barbera, ma anche di Enrichetto e di altri minori artisti "fai da te"... è stato considerato, a mio modesto avviso, un diversivo... non una costante per le masse. E' vero, conosco anch'io gruppetti di mature persone che "cercano" il teatro, si abbonavano alla stagione del Val D'Agrò e lo fanno tutt'oggi a Messina, o al "Massimo" di Catania o addirittura a Palermo. E non è poco, credetemi.
Debbo tornare a parlarvi di quella sera, incontro che si poneva il quesito: DOVE VA IL TEATRO? E' vero, un signore anziano che non starò quì a indagare chi fosse realmente, e quanto masticasse di cultura teatrale, intervenne affermando che per il "teatro di base", (credo intendesse quello che fa ridere con le battute "spizzùsi"), interessa buona parte della gente, (aggiungerei io, se non ha altro di meglio da fare), ma... per il teatro colto... ci vorrebbe (parole sue) una inizializzazione. La parola "inizializzazione" ha fatto andare su tutte le furie l'"erudito" sig. Giacobbe, che come un novello Sgarbi "de nojartri" ha più volte tentato di togliergli la parola. In quell'istante, io, ho solo detto: sono daccordo con questa persona! Così ho indignato anche il suo compagno di scrivania, il bravo Prof. Cavarra. In effetti, ho fatto male a dire ciò. Avrei dovuto precisare e prendere le distanze da qualunque altra affermazione in merito. Infatti, se per Teatro Colto, intendiamo ad es. "Sogno di una notte di mezza estate" di William Shakespeare, (caro Giacobbe), a qualcuno, dico qualcuno, verrà pure da fare qualche sbadiglio. Mica perchè non sia interessante, ma perchè esso coglie una divesa area del cervello, che si illumina solo se la si è allenata con i libri o semplicemente con l'nclinazione naturale. Perfino il teatro di Caspanello (che fortunatamente, l'"erudito" conosceva), non è per tutti. "Mari", rappresentazione data in replica recentemente a Mandanici, (opera dialettale di grande successo in Europa e più volte premiata, tradotta fra l'altro anche in francese), ha riscosso in quella occasione unanimi applausi. Ma, uscendo dalla ex chiesa, un colto signore mi ha detto: bella opera... ma non è per tutti. Grandi musicisti del passato, parlo di fenomeni come Wolfgang Amadeus Mozart, infatti, composero opere di grande livello per il loro ego, e... opere orecchiabili per guadagnarsi la pagnotta ai concerti.
Mi dicono, che a Palermo il teatro è unanimemente molto apprezzato. Di Catania, ne dice bene il regista Nello Calabrò. A Nizza, l'attuale sindaco ci crede. Però... non si può negare che da zona a zona esistano usanze e culture diametralmente opposte. Perfino il cinema, quello dei Colossal, dei film storici che duravano tre ore e più, adesso segna il passo a favore dei "Film Panettone" di Vanzina. La gente, (non tutta, ma in buona parte), vuole relax, vuole scacciare i brutti pensieri, vuole sorridere e ridere andandosi a sedere davanti ad uno schermo o ad un proscenio. Gliene vogliamo fare una colpa? Io direi di no. Certo, se il Val D'Agrò non avesse chiuso i battenti, forse...
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NOTA: dopo il dibattito di cui sopra, (nello stesso teatro), si è svolta una rappresentazione tatrale di un certo livello. Più volte ho volto lo sguardo verso il signor Giacobbe, seduto in platea (a due metri da me), lo sapete che faceva? Dormiva!
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