"Festival Internazionale del Folclore", (di cui è già stata confermata la 14° Edizione, fra il 10 ed il 16 di Agosto prossimi), checchè se ne dica, dopo tante edizioni è e rimane il fiore all'occhiello del nostro paese. Esso riunisce le culture di "mondi" lontani, e fra balli e costumi, propone la sua massima espressione di gioia anche in un paese di quattromila anime come il nostro.
Infatti, se volessi fare una statistica sulla gente che, (fra le conversazioni in spiaggia, o il "senta scusi" da un'autista che proviene dallo svincolo autostradale e le tante altre circostanze che si ripetono con il reincontrarsi ciclico con vecchie amicizie e/o parentele, le quali imperterrite tornano ogni anno a trascorrere le ferie a Roccalumera), ebbene i due terzi chiedono del Festival. Anzi, chiedono: "chi portate quest'anno?".
Eppure, non dimentichiamo che, a Sciglio anche la "Sagra del Verdello" è sopravvissuta negli anni a molteplici difficoltà e a più di una amministrazione. Bisogna ammirare tutti quei ragazzi e non, che (in un modo od in'un'altro) hanno fatto si che i verdelli appena colti fossero sempre lì sul palco a profumare e colorare le star dello spettacolo che si sono succedute in questi anni. Ecco l'orgoglio di Sciglio, quasi fosse un paese nel paese di Roccalumera e non una frazione dello stesso, esplode in quei due giorni di musica, di cibi a base di verdello e di speranze che quel profumatissimo frutto dal sapore aspro, torni un giorno a germogliare rigoglioso nelle nostre campagne e a dare sostentamento alle famiglie.
Ma, perchè sto decisamente virando il mio scritto verso Sciglio e non piuttosto sulla storica frazione di Allume? Ebbene, qualche giorno fa, incontrando un vecchio amico che già ad un primo sguardo dimostrava una tristezza interiore, gli volli chiedere: "e quest'anno, cosa organizzerete a Sciglio?". L'amico, quasi non voleva rispondere, avrebbe addirittura preferito parlare d'altro, e solo dietro la mia insistenza, mi ha detto due parole: - "soddi non cci'nnè", allora, incalzai: dunque, non farete nulla? risposta agghiacciante: - "fossi, nannàmu a'tAlì".
Voglio sperare che quella fosse solo una frase buttata lì sul momento, sebbene, sotto l'amministrazione Argiroffi (non me ne voglia, dottore), veramente la sagra fu costretta ad emigrare un'anno in terra di Alì Terme. Ma quelli erano altri tempi. Tempi di lotte politiche fratricide, di dispetti fra marina e collina dello stesso paese, tempi in cui veramente c'erano più sagre e melazane sott'olio in mezzo a due fette di pane, che turisti... veri.
Quella volta, Sciglio e i verdelli emigrarono ad Alì Terme, e non vogliamo raccontare il come ed il vero perchè. Di sicuro, chi scrive vuole guardare al domani, sempre oltre l'ostacolo, oltre il budget, oltre la crisi ed anche oltre i limoneti ormai desertici. La "Sagra del Verdello", che annualmente assegna quel trofeo in argento che ritrae un fiore di Zagara che è simbolo di una Sicilia che non sfiorisce mai, deve essere sostenuta ed aiutata dall'amministrazione tutta (opposizione compresa), a tutti i caosti. Con i soldi, con le mani, con la mente e... anche con il cuore.
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