ROCCALUMERA - Festival Nazione del Cortometraggio. La manifestazione è organizzata dall’Associazione Jonio Olimpia di Nizza di Sicilia con il patrocinio della Provincia Regionale di Messina e del Comune di Roccalumera. Oggi, vi parlero delle due serate avutasi presso l'antica Filanda. Venerdì 11-09-09 - dieci (in realtà 9, in quanto "vietato fermarsi" presentava dei problemi di audio ed è la sua proiezione stata rinviata al giorno dopo), sono stati i "corti" proiettati in sala, numerosissimo il pubblico presente. Variegati e ben strutturati i temi dei cortometraggi. Di seguito, cerchero di passarli in rassegna uno per uno. Iniziamo!
VENERDI' 11 SETTEMBRE 2009
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IO PARLO! (Premiato)
La regia è di Marco Gianfreda (RM) 2009, la durata di 20 minuti. Il corto racconta un storia di ragazzi, anzi una storia di coppie con l'intruso che non è altri che il fratello piccolo della fidanzata del protagista. Il ragazzino è appassionato di moto da enduro, dalla finestra della sua stanza osserva continuamente la moto del fidanzato della sorella, poi, avendo scoperto che lui ha... un'altra lo ricatta. "Io parlo" gli dice. Quindi gli chiede prima di essere preso a scuola con la moto, poi di esse portato a pescare. Ma, anche lei ha una storia con un'altro, il fratello sente tutta la telefonata. Intanto, il protagonista, che non vede l'ora di scrollarsi di dosso il piccolo ricattatore, si confida con un'amico, che gli consiglia di non rispondere più al telefono, si stancherà, gli dice. Scena finale, protagonista e piccolo sono seduti al parco, passano due belle ragazze, il ragazzino propone di abbordarle tutte e due.
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BUON COMPLENNO MAMMA!
La regia è di Daniele Santonicola (SA) 2009, durata 13 minuti. Storia fra il moralistico ed il drammatico, porterà il pubblico ad una profonda riflessione. Un nonna conduce per mano la nipotina, si fermano all'edicola per comprare una rivista, ma è il giorno del compleanno della mamma della ragazzina, ma eccola arrivare la mamma, si abbracciano, sono passati mesi dall'ultima volta che si sono visti. In una busta rossa, la figlioletta ha preparato un regalo, un disegno per la mamma, ma c'è tristezza nelle sue parole. Mamma, perchè mi vieni a trovare così di rado? La madre risponde che il lavoro la tiene distante, lavora ad una pressa che inscatola le lattine dei pelati, una macchina vecchia e pericolosa. e dice: Non ti preoccupare, se la mamma non potrà venire atrovare spesso come le tue compagne, sii forte.
Ad un tratto svanisce il sogno, e la nonna chiama la bambina per condurla a far visita alla mamma che, al cimitero giace perchè proprio quella maledetta pressa anni prima l'aveva uccisa. Nelle immagini finali, scorrono ritagli di girnali in cui sono infinite le testate che raccontano di morti sul lavoro. E' inutile dire che questo "corto" era dedicato a loro.
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EMOZIONI SENZA BARRIERE
La regia è di Lorenzo Muscoso (CT), 2008, durata 9 minuti. Un ragazzo, alla guida della sua auto viaggia verso qualcosa, raggiunge gli amici, sale sull'aereo per avventurarsi in qualcosa di speciale, un lancio con il paracadute in coppia con l'istruttore. E' un ragazzo disabile o meglio dicersamente abile. Scene di libertà di emozione pura. Il ragazzo rivivrà a lungo quei momenti. Tornando a casa alla giuda della sua auto, ci pensa ed è felice.
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NEG
Regia di Nicola Nocella (BA), 2009, durata 6 minuti. Regia di Nicola Nocella (BA), 2009, durata 6 minuti. Una ragazza corre per i prati e in mezzo agli alberi. Pensa tra se la diagnosi che le avevano dato per il suo tumore al seno. Al massimo quattro mesi. Ma da quei quattro mesi, sono trascorsi "tre mesi, quattro giorni e due ore". La vita continua, lei continua a viverla e... a correre.
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LA FOGLIA PERFETTA
Regia di Baolo Budassi Frajese (RM) 2008, 6 minuti. Storia fra il crudo realismo di giovani e di droga con slanci di poesia narrativa. Un ragazzo ed una ragazza stanno rapinando un negozio, la cassiera pigia l'allarme silenzioso, arriva la polizia, è scontro a fuoco lui muore, le viuene condotta in carcere. Sarà disintossicata. Tornata libera, conosce un nuovo ragazzo anche lui vittima della droga, ci sono le bolette da pagare, bisogna trovare un modo per fare soldi. Una sera lei chiede al ragazzo di provare il fumo. Lei colleziona fogli che raccogli in un album dalle pagine nere. Intanto qualcuno le fa trovare dei bigliettini nella casetta della posta: "sei bellissima". Intanto il ragazzo soffre l'ennesima crisi per la droga, poi muore. L'altro scrive ancora: "sei bellissima", lei raccoglie foglie. Un giorno lui le fa trovare nella cassetta... una piantina. Una nuova storia.
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LORENZO VACIRCA (Premiato)
Regia di Nico Bonomolo (PA), 2008, durata 12 minuti. Corto a cartoni animati, storia ironica e spesso paradossale ma che ripercorre l'evoluzione del consumismo della società moderna evidenziandone i lati negativi. Sicuramente gradevole. Un ragazzino è il personaggio principale della storia, questi ha un sogno, comprarsi quale potentissima auto da corsa, una cinquecento rossa. Ma ci vogliono i soldi, quindi va a lavorare nei posti più disparati, a lavare i vetri... agli aerei di linea, a fare da motore ad un'ascensore sul quale sale una attempata donna al ritorno dalla spesa, munge le vacche, taglia la carne per i ristoranti... con la motosega e, riempie così numerosissimi salvadanai. Ma un giorno la tecnologia soppianta le sue mansioni, le mucche vengono munte con la mungitrice, l'ascensore funziona a motore, il ristorante diventa per vegetariani. Che fare? Idea, porta tutti i mobili in strada e li vende. Finalmente compra la cinquecento e gira per la città fino a finire la benzina. Qualche tempo dopo un lampo risparmia la sua rossa, ma colpisce l'albero accanto che gli cade sopra. Scena finale, la attempata signora, mentre lui ha il braccio ingessato al collo, porta i fiori ad una tomba, sulla quale spicca la foto... della rossa cinquecento.
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NON VEDO L'ORA DI GIOCARE
Regia di Giacomo Mondadori, 2008, durata 6 minuti. Tratto da una storia vera, questo corto in bianco e nero racconta gli esordi di un bambino prodigio. diventerà da grande un campione di scacchi. Arriva una telefonata di una donna che parla in russo, in casa non c'è nessuno tranne il ragazzino, il ragazzo non sa parlare il russo ma la donna parla liberamente e il giovane dall'altra parte della cornetta ascolta. La donna russa chiude dicendo CIAO. Arriva finalmente la madre al ritorno dal supermercato con la sorella, il figlio racconta l'accaduto. Peccato dice la madre, erano anni che non la sentivo! poi, rivolgendosi ancora al figlio dice: chissà cosa avrà detto! E il ragazzo ripete tutto il discorso in russo a memoria fino al ciao. La madre conosce la genialità del figlio e gli taduce quelle parole. Poi il ragazzo va di la a giocare a scacchi, la sorella lo raggiunge. Tanto vince sempre lui anche con due mosse di vantaggio.
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FUERA
Regia di Michele Bertelli, (RN) 2008, durata 16 minuti. Storia tratta dal vero. Il tema è l'omosessualità. Un donna giornalista gira per locali gay alla ricerca di storie da pubblicare in un libro. Atmosfere soffuse, maschere di dark quinn, un ragazzo si sistema la corona da re in stoffa sulla testa. La giornlista intervista anche il proprietario del locale che le racconta la sua fanciullezza da diverso, mentre tutti e due sono seduti sui water del locale tuonante di musiche e stracolmo di pubblico. Finita la serata, la donna torna a casa, il portiere le bussa alla porta per chiedrle il favore di consegnare per lui un plico, poi le ricorda che il figlio di lei ha detto che dormirà fuori. Che faccia come crede, risponde la donna, è maggiorenne, e lo congeda. Così, mentre la caffettiera è sul fornello acceso e già borbotta, la donna seduta trova a terra quela corona di stoffa e indossandola rimane pensosa con una mano al mento.
SE CI DOBBIAMO ANDARE ANDIAMOCI (Premiato)
Regia di Vito Palmeri, (BO) 2009, durata 15 minuti. In una giornata piovosa suna Fiat Uno malandata una famiglia barese sta affrontando un viaggio verso l'Emilia Romagna. Mentre i genitori ascoltano una canzone di Peppino di Capri "il cuore è uno zingaro", la figlia Anita ascolta la sua musica con le cuffie del suo lettore IPOD. Si sono trasferiti al nord per lavoro, così i figli a scuola si trovano in una classe mista. La maestra (interpretata da Marina Suma), chiama ogni giorno l'appello e uno in particolare è sempre assente. Un giorno ecco apparire fra i banchi il ragazzo, è un barese che sa parlare solo il suo dialetto. Intanto Anita, che le sue conterranee prendono in giro perchè sa parlare solo bolognese ogni giorno spulcia Internet e vocabolari alla scoperta della lingua pugliese. I due si incontrano, Anita fa una proposta al barese: io insegno a te il bolognese e tu a me il barese. Caratteristica la scena del ricco pranzo dei pugliesi assieme ad amici, dove Anita esordisce a capo tavola con una frase tipica, che tradotta in italiano sarebbe: "se ce ne dobbiamo andare andiamocene".
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SABATO 12 SETTEMBRE 2009
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VIETATO FERMARSI (Premiato)
Regia di Pierluigi Ferradini, (BA) 2009, durata 9 minuti. In una piccola casa di paese un ragazzo viene svegliato dallo squillo dellla radio-sveglia, sono le quattro e mezza di mattina. Si alza, si sciacqua la faccia, si veste, prende gli strumenti di lavoro e fa per aprire la porta per uscire, ma... dietro la sua porta un SUV ha parcheggiato - con le quattro frecce accese - talmente stretto che non c'è modo di uscire. Si arrabbia, sbatte la porta sul suv ma niente. Chiama suo nonno con cui dormiva ma lui ronfaa beatamente. Allora decide di ricoricarsi in attesa che l'auto venga spostata. La campana della chiesa rintocca le sette e tre quarti quando il suv va via, la gente gurda ma tace. Uscito in strada, il ragazzo in un attimo vive in un sogno gli eventi ideologici del passato. Giuseppe Garibaldi, poi auto della propaganda della DC, e ancora vede un ragazzo con un pennello rosso -che altri non è che suo nonno da giovane - che disegna sulla facciata della sua casa una falce e martello (simbolo comunista). Dopo tanti anni, il simbolo è scolorito, ma il protagonista pensa bene di riprendere dallo sgabuzzino il vecchio barattolo della vernice rossa e di modificarlo... in un divieto di sosta.
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IL MIO NOME NON E' IMPORTANTE
Regia di Emanuele Pisano, (CT) 2009. durata 7 minuti. Un ragazzo disabile, su una sedia arotelle è in casa, mentre - forse il fratello -sta al telefono e parla con un'amico di questo peso di cui non ne può più. Cercherò una badante dice. Il ragazzo sulla carrozzina sente, prende la valigetta del fratello e la butta giù dalla finestra. Poi, tenta più volte di alzarsi, ma cade a terra. Il fratello lo raccoglie e lo rimprovera. Fuori una ragazzina ha raccolto la borsa, ha buttato il PC portatile e ne ha fatto una borsa da viaggio e viene sotto la finestra di lui. Il disabile costruisce uno specchio con il manico e finalmente può guardare il mondo fuori da quelle mura.
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LO SPECCHIO DI JONATAN
Regia di Flavio Fazzeria, (VI) 2009, durata 20 minuti. Un uomo bussa alla porta di casa, la moglie è in casa ma non gli vuole aprire. Mi hai messo le mani addosso, non ti apro, dice la donna. L'ho fatto perchè tu mi tradisci con un'altro risponde lui. Ma poi va sul lavoro, ha passato la notte in bianco, ora si deve occupare di pubblicità assieme ad un suo amico. In runione il risultato è pessimo, è crisi fra i due, c'è un'ultima possibilità. Cosa ti è successo? gli dice l'amico collega. Ma il giorno dopo è la stessa storia, la moglie vuole il divorzio e gli passa un goglio sotto la porta chiusa dove gli chiede l'intera casa e gli alimenti. Lui rifiuta. Tornando sul lavoro, disperato decide di usare uno dei prodotti per il dimagrimento in overdose per uccidere la moglie. Lo dice al collega che lo prende per pazzo. A casa, mette in atto il suo piano. Fa finta di accondiscendere alle richieste della mogli e firma tutto, poi propone un brindisi e, mentre arriva una telefonata per lei, l'uomo prepara l'intruglio mortale. Lui beve, lei beve e vanno ambedue a dormire. E' fatta. L'indomani, lui si alza, lae no. La porta che da sull'esterno viene aperta con la chiave, entra l'amico che sembra non vederlo nemmeno, l'amico entra nella stanza di lei e i due si baciano appassionatamente. Il marito entra nella stanza, mentre scorrono le immagini della sostituzione dei bicchieri, vede se stesso moto sul letto.
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PARI OPPORTUNITA'
Regia di Gruppo Cinema Archimede, (Acireale CT) 2009, durata 4 minuti. Due ragazzi a scuola, anzi un ragazzo ed una ragazza. Lei è brava, lui una frana. I voti del ragazzo sono pessimi quelli della ragazza sono veramente ottimi. Viene il giorno degli esami, lui passa di misura, lei prende 110 e lode. Vengono i tempi del lavoro, lui trova lavoro, lei, con il pancione trova le porte chiuse. Corto contro le ingiustizie dell'occupazione, in particolare contro le donne.
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IL CAPPELLINO
Regia di Giuseppe Marco Albano, (MT) 2009, durata 15 minuti. Una fabbrica produce cappelli. Una donna va in un negozio a comprare un cappello ma è indecisa, intanto sua figlia a casa, fatta la doccia è imbacuccata nell'accappatoio fino lla testa. Nel negozio arriva un pacco, ecco il cappellino che cercavo, rosso con un fiore sul fianco. La madre lo porta in dono alla figlia. La bambina non ha capelli, chiaramente reduce da una lunga malattia, da un tumore. Mamma, papà e figlia si incamminano verso la scuola. Per strada incontrano amici, un matrimonio in atto, poi finalmente il bidello apre la porta della classe dove l'anno prima la bambina frequentava. Lei entra. Nel silenzio, si possono osservare tutti i personaggi della giornata fermi lì ad osservarla, dietro di loro una grande scritta "BEN TORNATA". Ma è solo un sogno quella accoglienza, subito ecco un gruppo di loro la aggredisce.
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BUONANOTTE
Regia di Riccardo Banfi, (VA) 2009, durata 9 minuti. Un padre decide di raccontare una favola ai figlioletti prima di dare loro la buonanotte. Persa però di dover registrare dei suoni in giro per il paese, colline comprese. Armato di registratore e microfono regista il suono dell'acqua che esce da un rubinetto, lo scricchiolìo di un cancello, il fruscio delle foglie, ecc. ecc. poi, tornato a casa, ecco la favola del leone.
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L'UTERO AL DILETTEVOLE
Regia di Sheng (RM), 2009 durata 8 minuti. Tre bambine giocano con le loro Barbie, due sognano cose particolari, una sogna solo di diventare mamma. Ora sono diventate adulte, due sono incinte, l'unica che mamma ci voleva diventare è diventata una dispensatrice di sesso ma non mamma. Le amiche col pancione la guardano quasi commiserevolie lei si arrabbia di più e la da a tutti, Lo fa con Marco, con Giulio, con Pippo, con uno, con due, con quattro, ma niente. E le amiche a dire: "ma aquanto è bello essere madre", ma intanto pensano al vomito di quei mesi e ai tanti travagli.
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IL MIO ULTIMO GIORNO DI GUERRA
Regia di Matteo Tondini (RA), 2009 durata 19 minuti. Un contadino viaggia su un asino. Ad un tratto si ferma in mezzo al sentiero, la jeep dei soldati americani si ferma davanti a loro. Spostati gli dicono, ma l'asino non ne vuole sapere. Intanto arriva una motocarrozzetta con due soldati tedeschi che si fermano dall'altra parte. Lui è in mezzo ai due gruppi. Non sparate, non sparate, grida. Ne esce fuori un dialogo quasi comico, dove ognuno dei due grupii pensa che lui sia una spia dell'altro. Il contadino è invitato a tirare fuori il contenuto della borsa che porta con se. Ci sono un pezzo di formaggio, un salame e una fiasca di buon vino. Fa bere i tedeschi, fa bere anche gli americani, poi, dal nulla giunge una bellissima ragazza che... da a ciascuno di loro un mazzetto di margherite ed è pace. Ognuno per la sua strada ed il contadino felice se ne va con lei e fa il gesto dell'ombrello. Un nonno e un nipote. Il nonno gli ha appena raccontato la storia, ma adesso è ora di pranzare. La scena torna su quel racconto, ma e del tutto diversa. I soldati sono morti, sia gli americani, sia i tedeschi e il contadino in più parti colpito è steso pervterra e si muove appena. Si è salvato per miracolo.
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DACCI UN (T)AGLIO
Regia di Martina Camano e Alessandro Turchi (ME), 2008 durata 3 minuti. Un unomo si sveglia al suonodella sveglia, si alza e va a fare la spesa. E' un vampiro. Alla porta del supermercato trova un cartello contro i "succhiasangue" e un mazzo di aglio.
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SOFIA (1° Premio)
Regia di Carlo Sironi (RM), 2008 durata 15 minuti. Due ragazzine si salutano, si baciano sulla guancia ognuna per la propria strada. Ognuna nella propria famiglia. Una delle due guarda alla TV i documentari, studia astronomia, poi gioca. Intanto nella stanza accanto sua sorella più piccola, Sofìa, che evidenzia dei problemi di autismo, silenziosa divide i pennarelli dagli altri giocattoli del cesto, poi mette il cappuccio di un pennarello in un barattolo di vetro e lo agita forte. Ora, Sofìa ha realizzato un recinto di mattoni attrono a se nella sua stanza, come avoler silenziosamente esprimere il proprio stato di prigionia. La madre la osserva immobile. Intanto, la sorella grande gioca nell'altra stanza con le Barbie, e simula di aprire la porta della casetta di plastica alla sorellina e dialogare con lei. Ora il papà propone di uscire. Vanno al parco, lì Sofìa silenziosa indica l'orizzonte di Roma, poi agita ancora il barattolo. La sorella grande chiede al papà di andare da sola in un bar, tanto l'amica lo fa. E come tornerai a casa, risponde il padre? Tornerò con l'autobus. Il padre dice di no, "ti porterò con la macchina un'altra volta". Ora la ragazza incontra l'amica con la quale avrebbe voluto uscire, si salutano, si baciano e ognuna per la propria strada. La sorella Sofia, appena rivede sorella butta a terra il barattolo di vetro che si rompe. Sofia, strofina le mani sul vetro, le sanguinano. Si torna a casa. In questo "corto", viene espresso il dramma della incomunicabilità fra persone della stessa famiglia, dove una figlia (Sofia) è vittima dell'autismo e tutto si chiude attorno a lei.
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ZIBALDONE
Regia di Luca Nestola (BR), 2009 durata 14 minuti. In una casa di falegnami, un padre ed il figlio un po' ritardato lavorano. Il figlio, segna su una cartina i percorsi dei grandi campioni del ciclismo fra i quali Marco Pantani. Lo ingiuriano "Zibaldone" in paese, al passare della sua bici per fare commesse per il padre, lo prendono in giro. Zibaldone sogna però, sogna la madre morta, sogna il mare, sogna se fosse diventato un grande corridore in bici mentre suo padre lo avrebbe seguito in macchina. Un giorno il padre muore. Zibaldone scrive una lettera, poi a bordo di una bici da corsa scappa via. Un ragazzo legge quella lettera, tutti lo inseguono fino a quando lo raggiungono. Lui cade in terra, si risveglia e vede lì a pochi passi il mare.
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