domenica 6 settembre 2009

La vita è un teatro. Il teatro? racconta la vita.



Commedie di fine Estate. A Roccalumera, grazie ad una Associazione di giovani e meno giovani, (denominata BaglioFicara), noi pubblico, abbiamo avuto modo di rilassarci fra un concertino folcloristico dai sapori intriganti, e ben due Commedie teatrali, svoltisi nella piazza accanto alla chiesa della Madonna della Catena, chiesa dalla quale proprio oggi alle 17:00, la processione si incamminerà per il lungo pellegrinaggio per le vie della Parrocchia, al seguito del simulacro di Maria SS.

Commedie teatrali, di cui vi accenno: la prima, svoltasi alcuni giorni fa, intitolata "Na figghiola casa e chiesa", raccontava in modo del tutto ironico e stracaricaturale, la parodia di un politicante di paese con l'ambizione di divenire sindaco. Già barbiere (che tutto sa), il personaggio principale della commedia è conscio dei giochetti di potere ed è pronto anche a ricattare il parroco pur di ottenere il suo appoggio. Tuttavia, l'unica figlia, per la quale tanti sacrifici erano stati fatti per mandarla all'Università lontana da casa, figlia che avrebbe dovuto essere una santa... si scoprirà che ha abbandonato gli studi dalle suore... per la classica fuitina. Perdipiù, la degenerata, si presenterà poi in casa, accompagnata dal ragazzo, dalla presunta suocera e... con tanto di pancione. Quì, seppure in una esposizione teatrale di livello piuttosto amatoriale, è nella scena finale, (nella quale dallo sconforto ed alle grida, si arriva alla saggia riappacificazione), si torna a parlare della politica, ma proprio perchè vista come un "mancia mancia" e, poiche in essa "un favore da dover ripagare a vita"... ad essa si preferisce LA LIBERTA' da essa. Il messaggio, e quindi degno della migliore e profonda riflessione!

La commedia di ieri: "A mama è sempri a mamma", mi è risultata meglio strutturata e studiata. Infarcita di personaggi "maschera" che della comicità hanno fatto il loro punto di forza, essa racconta una semplice storia di famiglia, che vive fra il ricordo di una madre morta a poco più di vent'anni, ed un presente che poggia in gran parte sulla più matura delle sorelle, (l'unica che lavora), e che poi si scoprirà nemmeno essere figlia della defunta, bensì figlia di una relazione extraconiugale del padre. Numerosissime le gag del fratello "babbu", personaggio dal senso della furbizia sempre acceso, estrema la plasticità del personaggio principale (impersonato da Enrico Trimarchi), anch'esso non scevro da gravi peccati di gioventù che proprio adesso si rifanno vivi in una figlia che e la figura identica della nonna. In un intreccio tra innamoramenti senili e giovanili, proprio la sorella più brutta porta in casa uno spasimante dal linguaggio maccheronico, mentre un presunto idraulico è già fidanzato con la ragazza del peccato, che visita spesso. Insomma, quì non è la morale a racchiudere lo sfondo della storia, ma il crocevia di molteplici personalità. Anche quì, però, nell'ultima apparizione della madre defunta, (scena finale), in siciliano potremmo dire "fa rizzari u pilu 'ntè brazza", il messaggio riconduce i presenti ad una riflessione. Il fantasma, chiede alla figlia che fu da essa stessa bastonata da bambina, di fare ancora un sacrificio, e andando via da quella casa piena di nuovi matrimoni e nascite, di portare con se il fratello demente, altrimenti destinato all'ospizio. "Si, mamma, u fazzu - è la risposta della figliastra - picchì a mamma e sempri a mamma".
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