mercoledì 2 settembre 2009

Lingua siciliana. Origini e Cultura di un'Isola




Risalire alle origini di una lingua è un'impresa assai ardua. Spesso si potranno fare delle ipotesi. Tra le poche cose certe, possiamo dire che la nostra lingua siciliana appartiene alla grande famiglia delle lingue indo-europee e che è stata usata con continuità dal popolo siciliano. Gli studiosi di linguistica come Geraldo Rolfs, nel corso degli anni hanno fatto molte ipotesi circa l'origine e l'evoluzione della Lingua Siciliana.

Partendo dai tempi remoti, i primi idiomi parlati dagli antichi popoli che abitarono la nostra isola, sarebbero stati il Sicano, il Siculo e l'Elimo. Da allora in Sicilia si avvicendarono nel tempo: il greco-siculo, il latino-siculo, l'arabo-siculo, il franco siculo, l'ispano-siculo, ecc., ma in sostanza è rimasta una sola lingua: il Siciliano.

Facciamo alcuni esempi di nomi d'influsso:

L'influsso SICANO:

arruspigghiàri (svegliare), barru (cattiva volontà), bunàca (giacca), chiossài (di più), frocia (frittata), gnùri (cocchiere), muccatùri (fazzoletto da naso), 'mminzigghiàtu (vezzeggiato).

Intorno alll'anno 1000 a.C. sulla costa occidentale dell'isola si parlò anche il fenicio, lingua semitica poco diffusa perchè di insediamento commerciale. Secondo Tucidide, dall'anno 735 a.C., data di fondazione di Naxos, (la prima colonia greca in Sicilia), si introdusse nell'isola anche la lingua greca, principalmente sulle zone costiere della parte orentale.

L'influsso GRECO:

allippàtu (unto d'olio, sporco) [lipos], babbiàri (scherzare) [babazo], ciràsa (ciliegia) [kèrasos], casèntaru (lombrico) ['ges enteròn'], cuddùra (pane a ciambella) [kollira], 'ntamatu (sbalordito) [thauma'], scarafùni (arraffone) [skariphao].

Nomi di città come: Trapani (porto a forma di falce) [drepano], Palermo (porto sicuro - eterno) [pan oprmos].

l'influsso LATINO:

antùra (poco fa), [ante horam], aggellànnu o oggiallànnu (l'anno scorso) [hodie est annus], muscalòru (ventaglio per mosche) [muscàrium], grasciu (grasso, sporco) [crassus], arrunchiàri (ammonticchiare) [arrucchiari], prèscia (premura, fretta) [pressia], iàzzu (giaciglio) [iacium], scippàri (sradicare) [exsipare], stazzùni (fabbrica di stoviglie di terracotta) [stationem], stigghiòra (interiora) [extiliola], cunzàri (mettere a posto) [comptiare], scunzari (mettere sotto sopra) [(s)comptiare], cuppìnu (mestolo) [cuppa], ecc.

L'influsso ARABO:

babalùci (lumaca) [babaluci], cafìsu (cafiso, unità di misura olio) [qafiz], còffa (cesta) [guffe], dammùsu (soffitta) [dammùs], gammitta (solco) [gammt], gèbbia (vasca) [dijeb], giuggiulèna (semi di sesamo) [giugiulan], giummu (fiocco) [giumma], sciarriarisi (litigare) [sciarr]. E ancora fùnnacu, giàrra, margiu, zagara, zimmili, ecc.

L'influsso NORMANNO:

ammuntuvàri (nominare) [centaure], buffàzza (ceffone) [boffa], burgisi (possidente) [borgès], fumèri (concime) [fumier], muntata (salita) [montada], picciottu (giovanotto) [puchot], sèggia (sedia) [seige].

L'influsso degli ANGIOINI:

àccia (sedano) [ache], ammucciàri (nascondere) [mucer], custurèri (sarto) [costurier], giugnèttu (luglio) [jugnet], travagghiari (lavorare) [travailler], vuccèri (macellaio) [boucher], vuccirìa (macelleria) boucheria].

L'influsso SPAGNOLO:

abbuccàri (cadere) [abocar], cirusu (uovo molle) [ceroso], curtìgghiu (cortile) [cortijo], gregna (covone) [gregna], làstima (fastidio) [làstima], 'nzirtàri (indovinare) [Catalano: encertàr], pignàta (pentola) [pinada], scupètta (fucile) [escopeta], sgarràri (sbagliare) [Catalano: esgarràr], zìta (fidanzata) [cita].

Questi pochi ma significativi esempi, ci aiutano a capire che la nostra lingua rappresenta qualcosa di unico al mondo: Scherziamo in greco, ci sporchiamo in latino, litighiamo in arabo, lavoriamo in francese, uccidiamo in spagnolo, rubiamo... in italiano (arrubbàri).

Molte erano le parole che spesso le precedenti generazioni adoperavano con spontaneità e con proprietà di espressione, che ormai non fanno più parte del linguaggio moderno. Esse, sono però un patrimonio culturale da salvaguardare, difendere e divulgare, ma ormai pochissime persone le usiamo tutti i giorni. Mentre Umberto Bossi prepara una legge che obbliga i bambini del nord a studiare i loro dialetti nelle scuole... cosa facciamo noi per non fare scomparire il nostro dialetto siciliano?

STANZIAMO CONTRIBUTI:
A tale proposito
, la Regione si Siciliana - Assessorato ai beni culturali e ambientali, con una circolare del 7 Luglio 2000, prot. 535 - stanziava i contributi alle scuole e agli istituti di istruzione di ogni ordine e grado, e di educazione degli adulti, "al fine di realizzare attività integrative volte all'introduzione dello studio del dialetto siciliano ed all'approfondimento dei fatti linguistici, storici e culturali".
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4 commenti:

Adduso ha detto...

E' un bel lavoro il tuo, soprattutto per chi ne è appassionato.

Personalmente sono contrario non solo ai dialetti, ma anche a questa esasperazione delle tradizioni.

Ancora alle scuole elementari fanno fare le recite in dialetto e seguendo le linee di vecchie tradizioni.

Ma che speranze hanno così questi ragazzi una volta cresciuti. Sanno notoriamente poco dell'Italia e ancora meno dell'Europa e tanto meno del Mondo.

C'è qualcosa in questo rigurgito del dialetto che non mi convince. E' come se volessero dividerci per poi "governarci meglio".

Invece sarebbe utile studiare le religioni nel mondo per capirci, studiare le grandi lingue per poterci anche solo muovere tra un continente e l’altro, e poi conoscere in linea generale le grandi culture da quella asiatica a quella americana ed europea, sapere infine pure le differenze di vedute esistenziali tra noi occidentali e gli orientali.

Ecco questo sarebbe certamente per le giovani generazioni un salto di cultura in Italia (ma figurarsi).

BonarRIGO ha detto...

Adduso, da dove tu scrivi "invece" io scriverei "anche"...

Infatti, la conoscenza geografica, storica e culturale dei continenti della terra è uno sgurdo al futuro che nessuno può è deve precludere a priori ai giovani che ormai varcano i confini d'Europa (con la sola carta d'identità) e vanno in gruppo all'estero spesso anche pue una semplice settimana di relax.

SB stesso ne fece uno slogan (le tre "I"), che erano inglese, internet, Imprenditoria), ma la conoscenza delle lingue, anche francese, tedesco e spagnolo per esempio, è il Vero passaporto per chi guarda avanti, guarda lontano ed è veramente ambizioso.

Tuttavia,
(e sono anni che me ne occupo in privato), il dialetto siciliano come le tradizioni della nostra terra, sono le "radici" dalle quale nasce e cresce l'indivuo. Non ci dobbiamo vergognare, ansi, dobbiamo trarre forza ed insegnamento dalla nostra storia.

Adduso ha detto...

Certo è vero, SB ha detto tante cose, pure quelle citate da te sulla scuola, ma, nella sostanza e mi pare sotto gli occhi di tutti, ha fatto poi pochissimo, nonostante la sua maggioranza bulgara.
Anzi non mi piace per nulla la palese penalizzazione della scuola pubblica a favore di quelle private.
Ma è vero che è pure difficile riportare ordine nel pubblico, mentre basterebbe alzare il livello delle conseguenze di legge.
Sono argomenti questi che andrebbero pubblicamente dibattuti, senza retorica.
Purtroppo, le uniche cose che vanno in Italia sono il riflesso della peggiore nostra ombra culturale, la sessuofobia e relativi storielle.

BonarRIGO ha detto...

Adduso, modestamente fin dalla prima entrata in politica di SB, quella degli spot pubblicitari al canto di: "e forza ita..lia, e siamo tanti ssi..mi..." a raffica (poi vietati), capii ben presto che il futuro secondo Silvio virava verso la privatizzazione delle scuole, degli ospedali e di quant'altro a favore di strutture private. Anche le pensioni... te le saresti dovute creare in Mediolanum.

Scuola. I cortei di questi giorni degli insegnanti precari in diverse citta siciliane, stanno a testimoniare che la recente legge Gelmini segue quella strada e qundi la soluzione nei "tagli". L'struzione (soprattutto Elementare), aveva fatto in questi anni passi da gigante e invece è strozzata dallo stesso Berlusconi.

Io amo la Sicilia del vero progresso e per tutti i ceti sociali, pur non dimenticando le regole e tradizioni (e la lingua)buone del nostro passato. A me, le privatizzazioni (anche della informazione) sanno di monopolio se non di dittatura... ma ancora oggi, c'è tanta gente che sceglie Berlusconi.